Dalle dichiarazioni di Ghali al Festival di Sanremo, un dibattito che accende la politica e la società, ecco cosa succede.
Il Festival di Sanremo si è concluso, ma non le discussioni scatenate dalle affermazioni di alcuni artisti riguardanti il conflitto in Medio Oriente. In particolare, Ghali ha suscitato reazioni con il suo appello allo “stop al genocidio“, un gesto che ha portato l’ambasciatore israeliano in Italia, Alon Bar, a denunciare come “vergognosi messaggi di odio” le parole pronunciate sull’illustre palco dell’Ariston.
L’espressione di un dissenso
Durante la serata finale, Ghali ha fatto eco a sentimenti di solidarietà verso il popolo palestinese come detto con la frase semplice ma potente “Stop al genocidio”, frase che ha riscaldato gli animi e sollevato polemiche. Il rapper, interpellato successivamente, ha ribadito la sua posizione, affermando di aver sempre parlato di questi temi fin da bambino, ben prima del tragico 7 ottobre, in cui si è consumata una strage con oltre 1.200 vittime durante il Nova Music Festival, includendo 360 giovani.
La risposta delle istituzioni
Da parte sua, l’ad della Rai, Roberto Sergio, si è dissociato dagli appelli per la pace, sottolineando l’impegno dell’emittente nel raccontare la tragedia degli ostaggi in mano ad Hamas e ricordando le vittime del 7 ottobre. Questa posizione ha suscitato ulteriori discussioni, con Maurizio Gasparri che ha richiesto alla Rai “interventi riparatori” in risposta alle proteste dell’ambasciatore.
Nonostante le critiche, molti artisti hanno espresso il loro desiderio di pace e solidarietà. Da Eros Ramazzotti a Dargen D’Amico, da Diodato a Giuliano Sangiorgi e Mahmood, le parole pronunciate sul palco hanno sottolineato l’importanza della musica come veicolo di libertà e pace, evidenziando la responsabilità di chi sceglie il silenzio di fronte alle ingiustizie.
La questione ha diviso anche il panorama politico. Da un lato, Lucio Malan ha criticato la scelta di trattare temi di crisi internazionale in una rassegna musicale, dall’altro, figure come Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli hanno difeso il coraggio e la veridicità delle parole di Ghali, sostenendo la necessità di un dialogo aperto e senza pregiudizi.